Malaburocrazia e «Mafia spa» cannibalizzano l’economia legale

L’ultima intervista del procuratore Antimafia Federico Cafiero de Raho è stata, purtroppo per noi meridionali, una lucida analisi di cui chi fa impresa non può non tenere conto. Ebbene tutto quello che abbiamo scritto, in questi ultimi mesi, si cala perfettamente in questo contesto ed esprime una via obbligata per il veicolare un controllo serrato dell’analisi della scelta pubblica, in tema di investimenti. E questo perché, come abbiamo detto, al di là della provvista pubblica, che intende finanziare gli investimenti pubblici di un dato territorio, è fondamentale l’economicità della scelta delle opere da realizzare, per evitare opere inutili e/o strumentali a qualche centro di potere o peggio ad associazioni mafiose.

Per economicità della scelta, intendiamo la vecchia e tanto vituperata analisi costi- benefici che oggi non si conosce neanche per sentito dire all’interno della Pubblica Amministrazione a livello territoriale. Ragion per cui i piani triennali dei Comuni, molte volte, non sono altro che libri dei sogni inadeguati e inapplicabili. Questa mancanza di controllo fa sì che si realizzino storture e inutilità diffuse che non creano i presupposti per uno sviluppo del territorio. Ricordo che prima che fossero stati politicizzati al massimo e quindi resi inutili, i CO.RE.CO (Comitato regionale di Controllo) erano un ente di verifica della legittimità sugli atti amministrativi che, prima del 1953, erano addirittura funzione del prefetto della Provincia.

Bene, l’annacquamento totale e soprattutto lo svuotamento delle funzioni di organismi come questo, ha permesso di lasciare ad una pletora di inadeguati e soprattutto incontrollati , la scelta delle opere da realizzare . Questo ha comportato una situazione di assenza totale del Pubblico nello sviluppo economico, ed il livello di disoccupazione ne certifica tale status. E allora che è successo in questi ultimi venticinque anni? È accaduto che il livello dei servizi, già povero al Sud, è rimasto tale e il livello di capitalizzazione delle PMI è rimasto molto basso, quindi la scarsità di fonti finanziarie, dovuta maggiormente al restringimento dei cordoni da parte del sistema bancario, ha creato l’opportunità, per il settore illegale, di investire nel mercato legale. Questo, data la assoluta e insita necessità di quest’ultimo di risorse finanziarie, e portando con sé, però, le sue immorali regole.

Tanto che l’usura e l’estorsione sono diventate il «pane quotidiano» del nostro scenario dove le aziende storiche non più performanti sono state scalate e hanno consentito al capitale illegale di ripulirsi contaminando irreparabilmente sacche della società civile ed ex eccellenze della stessa.

Tale azione di «piovra» sulla società civile, come dice il procuratore antimafia Cafiero de Raho, è ormai una prerogativa dei colletti bianchi e cioè dei professionisti che non si rifiutano di collaborare con tali associazioni e anzi fanno proliferare i propri affari con questi «galantuomini», rendendo residuale l’economia reale e legale. Come fare senza ipocrisia ad indirizzare verso il giusto il mercato e quindi anche le imprese? Si deve senza se e senza ma rimettere mano all’autonomia decisionale, che con la 142/90 e con la Bassanini si è affermata, rendendo le Pubbliche Amministrazioni territoriali indipendenti e soprattutto senza controllo amministrativo, pensando, erroneamente, le stesse come autonome, dal punto di vista delle competenze.

Ma così non è stato, e si è addirittura aumentato il gap con le regioni del centro nord che avevano la capacità economica delle acquisizione delle competenze di cui sopra, sul mercato e che hanno sicuramente realizzato, in questi anni, i propri obiettivi minimi di efficienza rispetto ai Comuni e alle Regioni del Sud. Minori servizi presenti sui territori, minori investimenti significano meno aziende ed occupazione. Tra quest’ultima componente, il rallentamento della spesa pubblica o peggio il suo dirottamento delle risorse (europee e non) in altri territori, è una delle motivazioni ulteriori di ritardo ulteriore di cui il nostro Mezzogiorno soffre.

Questa situazione di infiltrazione delle associazioni mafiose con il mondo della borghesia, provoca un fenomeno di cannibalizzazione delle imprese legali; e, per legarci a quanto affermato dal Procuratore Antimafia, capita l’effetto opposto a quello che ci dovremmo auspicare. E questo, diciamo noi, anche per effetto dei vincoli di mercato, indotti dalla incessante burocrazia, dal sistema bancario che seguendo i protocolli europei è sempre più ristretto nell’elargire credito; situazione che, per l’appunto, inverte il fenomeno che dovrebbe vedere l’economia legale fagocitare e far scomparire le risacche di illegalità.

Infatti cresce a dismisura l’impresa illegale e, addirittura, sbarca al Nord per investire gli ingenti capitali ripuliti per affermarsi e ripulirsi ulteriormente. Fagocitando, come detto, l’economia sana del nostro Paese. E allora che dire? L’allarme del procuratore è un fatto molto serio e c’è bisogna di accorgimenti politici a queste situazioni parossistiche che oggi purtroppo diventano la normalità.

La Confapi Napoli, con un ampio dibattito al suo interno, ha pensato di proporre la costituzione di un organismo di controllo o meglio di supporto alla P.A., capace di aiutarla sia nel procedimento decisionale di scelta dell’opera sia di progettazione vera e propria, oltre che di asseverazione dell’iter economico finanziario proposto dal privato, nel caso di partenariato pubblico-privato, oppure nel caso di appalti ordinari, con l’ulteriore vigilanza amministrativa degli atti e della propria esecuzione nel tempo di realizzazione dell’opera.

Un po’ una edizione rivisitata, con la normativa attuale, di quello che fu nel dopoguerra, l’intervento straordinario nel mezzogiorno d’Italia. Non si tratta, di commissariare, gli Enti locali ma controllarne la propria efficienza e le loro scelte rispetto all’attuabilità sia tecnica che economico-finanziaria. Ma anche, questo sì, di dare tempi certi alle imprese, e di sostituirsi, nel caso in cui vi fosse una immotivata reticenza nel rispondere alle richieste ovvie previste dal procedimento amministrativo.

Queste sono le idee che noi mettiamo in campo e che saranno oggetto di un dibattito che a breve organizzeremo con tutte le forze attive della nostra società per discutere ed invertire il senso di marcia della nostra economia.

Ha ragione il Procuratore Cafiero de Raho: non si deve mai scendere a patti con le associazioni criminali, ma bisogna creare anche gli strumenti che azzerino questa possibilità, purtroppo molto diffusa nell’economia odierna. E questo spetta anche e soprattutto a noi imprenditori.

 

Gianpiero Falco

Amministratore Unico di P.F.R.P. Srl
Presidente Confapi Napoli

By |2018-12-21T12:31:54+00:00Dicembre 21st, 2018|Uncategorized|