«Le gravi responsabilità politiche nell’abbandono del Mezzogiorno»

di Gianpiero Falco*

L’ articolo di qualche giorno fa, uscito sul Corriere della Sera e a firma del dr. Galli della Loggia, esprime quanto, da più di tre anni, scriviamo nella nostra Rubrica, ospitata, gentilmente dal sito web Stylo24. Ebbene sì, non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia del bieco e provinciale campanilismo e non possiamo non ammettere che la strutturazione socio-economica del nostro Mezzogiorno è sottoposta a grande pressione e soprattutto a grande rischio di tenuta democratica. Abbiamo più volte sottolineato che la sostenibilità da mercato nero dell’attuale contesto economico meridionale è oramai fatto concreto e, soprattutto, abbiamo rimarcato i gravissimi effetti distorsivi che la Burocrazia, crea con le sue irresponsabilità e le proprie non risposte, rispetto ai potenziali investitori. Ma andiamo per gradi e cerchiamo di riprendere le fila del discorso.

In un dato territorio è notorio che gli Enti pubblici dotati di indipendenza finanziaria provvedano alla realizzazione di nuove opere pubbliche e di manutenzioni di quelle già esistenti. Così come è notorio che il deficit accumulato negli anni, di efficienza, nella gestione della cosa pubblica, ha fatto sempre più ridurre la disponibilità di detti Enti ad ottemperare ai propri obblighi e quindi ha aperto la strada al partenariato pubblico-privato come soluzione principale al reperimento risorse. Alla cosiddetta finanza di progetto. Un procedimento tramite il quale un concessionario può gestire direttamente patrimonio pubblico o servizi pubblici, e tramite le quali gestioni rende un risparmio rispetto a spese già sostenute dalla Pubblica Amministrazione, oppure realizzare nuove opere non presenti al momento della presentazione della proposta che un privato può realizzare nell’uno o nell’altro caso. Tale procedura, che dovrà essere sempre maggiormente applicata, In Italia in genere e soprattutto nel nostro Mezzogiorno, trova ostacoli nella inadempienza della P.A. che non avendo una responsabilità effettiva, rallenta e a volte ostacola tali proposte non rilevando una tempistica perentoria nell’ordinamento giuridico di riferimento. E’ altrettanto notorio che per partecipare a tali investimenti di riqualificazione urbana e di servizi, non si può non tenere conto del principio che regola il mercato di riferimento dei fondi di investimento che devono aiutare tali interventi, poiché il più delle volte sono di importo economico molto rilevante. E quindi, o chi legifera pensa che i privati investitori devono giocoforza comportarsi da Babbi Natale e sottostare al principio dello Stato ‘’Assoluto’’, e quindi mettere a rischio i propri capitali in nome di questa deferenza assoluta, oppure la nuova ‘Politica del Fare’ deve mettere mano su queste problematiche e garantire tempi e percorsi certi al Privato che investe e che rischia. Anche perché , in questo caso, si potrebbe lanciare una via di uscita ai capitali mafiosi che, pur non trovando una certa redditività, potrebbero trovare una possibilità di pulizia nell’impiego in tali investimenti non sempre remunerativi, per effetto dei ritardi biblici provocati dalla Burocrazia inefficiente e irriverente di qualsiasi obbligo.

Non si comprende, quindi, a livello centrale, che il blocco degli investimenti, per effetto di una Burocrazia sempre più pesante sui procedimenti amministrativi di riferimento è il cancro da abbattere. Il plotone dei signor no o, peggio, di chi non risponde o autorizza, è sempre in aumento; la cosa grave è che senza quella autorizzazione l’investimento non si realizza. Ma quali sono gli effetti di tale mancata realizzazione è facile dirlo. Minor occupazione, stagnazione del reddito e espulsione sempre maggiore delle pmi al limite degli equilibri di mercato e soprattutto aumento della economia illegale con susseguente aumento dei reati nel territorio meridionale. Ma è così difficile? Vogliamo rispondere alle esigenze del territorio, vogliamo adottare un piano di azioni coordinate che riporti dignità a tutto il Mezzogiorno e soprattutto all’Italia. Va molto bene l’azione del Governo che, con il Decreto del 24 gennaio c.a., ha dato la possibilità al Prefetto di intervento fino alla nomina di un commissario ad acta sulle questioni insolute senza motivazione, ma non va bene un regime di autonomia regionale, in un contesto di debolezza economica di tutte le regione del Sud per l’incompetenza manifesta di gran parte dei suoi rappresentanti e per la contiguità alle associazioni malavitose che, ahimè, gran parte di essi detengono. Per estirpare un cancro bisogna conoscere dove è situato e come si inter-relaziona con gli altri organi e non bisogna far finta di non averlo. E questo lo dico per tutti i meridionali che si indignano quando qualcuno definisce i nostri mercati controllati per gran parte dalla malavita organizzata. Bisogna accettare questa visione che purtroppo sta diventando sempre più normale e sta sempre più generando il fenomeno, che il grande presidente Cantone definisce il fenomeno dei colletti bianchi. In un mercato, quindi, in cui non vi è certezza dei tempi di realizzazione per effetto di una Burocrazia inadeguata e/o corrotta, gli unici competitor che potranno vincere sono quelli che possono influire su tali tempistiche, per il tramite di corruttela e/o intimidazione indotta e soprattutto detentrice di tanti capitali da investire e ripulire.
Vi è quindi una grave responsabilità politica sull’abbandono del Sud e tale questione meridionale va risolta con un momento straordinario che deve assolutamente commissariare, in parte o in toto, il libertinaggio incompetente e mafioso di talune Amministrazioni che inducono sottosviluppo in un Paese che non cresce omogeneamente. Il tema è questo, come facciamo crescere il Mezzogiorno? Come lo adeguiamo? La Confapi un’idea ce l’ha e la ha ampiamente dettagliata con l’ipotesi dell’istituzione di un comitato di Controllo degli investimenti presso la Prefettura e l’istituzione di Agenzia di sviluppo che segua l’idea di investimento dall’inizio alla fine. Aspettiamo qualche politico, sano di mente, che capisca la gravità del problema e faccia altrettanto.

Gianpiero Falco
Delegato Confapi Campania allo Sviluppo Regionale

By |2019-06-17T09:16:11+00:00Giugno 17th, 2019|News|